La mia storia prima di iniziare la vita spirituale

Sumangali, Inghilterra

Nessuno ricorda la propria nascita, nonostante sia un evento eccezionale. Ognuno utilizza il suo primo respiro per piangere. Rumori, freddo, movimento, dolore, stanchezza, separazione dalla sorgente, sono davvero troppo da sopportare. Non si ha la forza necessaria, e non c'è nulla di conosciuto a cui fare riferimento. Abraham Lincoln, la Regina Vittoria, Albert Einstein, Mohamed Ali... per quanto importante possa essere ognuno di loro, sono tutti arrivati nudi e soli, e hanno pianto.

Il mio iniziale smarrimento restò con me più a lungo del loro, e forse più a lungo di molti altri. Il pianto rimase, anche se silenzioso. La vita per me era un'autostrada veloce, ed i veicoli umani mi sembravano fragili! Vedevo il dolore negli altri e lo sentivo come mio; non costruii nessun'armatura nei miei pensieri e nei miei sensi.

Ero una bambina malaticcia; nel mio primo sogno nitido c'era la morte: mi svegliai piena di paura di ogni cosa, sperando nella liberazione del sonno, ma insieme temevo i miei sogni più della mia veglia!

Sri Chinmoy e Sumangali.

"Svuota la mente", disse mia madre, "pensa a cose belle, o non pensare a nulla"... così creai la mia prima piccola fiamma di pace dentro di me. Essa illuminò un po' il mio mondo, in quella strana perenne notte; s'insinuò nell'oscurità che tanto contrastava con la mia condizione esteriore sicura e tranquilla.

Avevo timore della vita, e della sua fine; del mondo, e di me stessa nel mondo; di essere piccola, e di crescere. Avevo paura che Dio mi avesse dimenticata sulla Terra.

Questa era forse la cosa più strana; ero stata educata come atea, ma avevo sempre creduto segretamente in Dio: che la vita non ci fosse solo in Terra, che la morte non fosse la fine della vita. Grazie a Dio era così.

Era comunque un credere piuttosto vago, come il suono di una campana lontana nel fruscio del vento, o una fotografia quasi completamente oscura: non c'era nessuno che mi aiutasse a schiarire quell'immagine. Mi sarebbe sembrata una grande debolezza ammettere che credevo in Dio e che avevo bisogno di sentirmi più vicina a Lui, ed ammettere così che non riuscivo ad aver cura di me stessa.

Ma comunque nessuno sapeva nulla. Nessuno sapeva dove siamo, o quanto sia grande l'universo; nessuno sapeva con certezza cosa succede dopo la morte; nessuno sapeva dov'è Dio. Mi sembrava che non importasse a nessuno. Ed importava a me sopra ogni cosa.

Nell'adolescenza vissi in modo sregolato, come può accadere a tutti; sempre braccata da paure cui non riuscivo a dare un nome, sempre più sensibile alla vulnerabilità di un mondo che non capivo. Io crebbi, e crebbe l'oscurità. Ne ero intrappolata, ero soggiogata dalla mia paura. Anche la fatua memoria di Dio era stata inghiottita da essa, ed io ero terribilmente sola.

La fortuna ha l'abitudine di seguirmi, specialmente quando ne ho più bisogno. Una signora mia vicina di casa imparò a meditare e mi diede alcuni libri perché io potessi fare lo stesso. Mi parlò di Dio con naturalezza, da amica. L'immagine gradualmente si illuminò.

Con ogni tentativo di meditare acquisii più forza, raccogliendo felicità da un frutteto che era molto più generoso del mio... un frutteto di frutti dolci per tutto l'anno, e in cui è sempre estate. Osai ricordare che la mia vita non è un viaggio in solitudine, ma che è giudato da Qualcuno più grande di me. Alla fine riuscii a respirare per la prima volta.

Un giorno affrontai la paura. Ed essa si dissolse, come un serpente di fumo.

Dio non mi aveva dimenticata: io avevo dimenticato Lui.

Ero comunque un'amica di Dio, solo quando riuscivo. La meditazione era difficile: anche praticando tutti i giorni, i miei tentativi non avevano forza, a meno che non fossi disperata, in difficoltà... stabilii una regola, una sorta di accordo bilaterale con il "serpente di fumo". Era sempre lì, ma avrebbe dovuto restare confinato nel suo spazio. Dio viveva da qualche parte al piano superiore, ed io ero spesso troppo pigra per raggiungerlo; Lo salutavo ogni mattina in modo superficiale dalle scale... In quel periodo ricavavo il mio coraggio da fonti più "facili": era come comprarlo in bottiglia o in pillole, il tipo di coraggio che si può ricavare grazie ad amicizie superficiali e piccoli successi esteriori. Era una felicità a buon mercato, e come accade per molte imitazioni, mi stancò dopo alcuni anni. Inseguii la felicità per tutto il mondo, ma arrivai proprio al punto in cui avevo iniziato, e con nessun risultato.

Credo che quella situazione fosse una nuova nascita, una benedizione nella forma di annichilimento... Ci fu un incidente per il quale quasi persi la vita... presto dopo di esso non avevo più soldi, né lavoro, né una famiglia con me, né amici, né casa... alcuni oggetti personali, e non un frammento di speranza o di autostima. Ero indifesa come un neonato, e disperavo per una soluzione.

Sapevo di dover imparare a meditare davvero; dovevo trovare qualcuno che sapesse farlo e che potesse insegnarmi. Ritrovai i libri che mi diede la vicina e provai un nuovo esercizio: "The Spiritual Guide" [la guida spirituale]. Cominciava con l'immaginazione, come tutte le visualizzazioni. Nel mio cuore, stavo aspettando sulla spiaggia che qualcuno venisse ad insegnarmi... Ed infine qualcuno arrivò.

Era un bellissimo uomo indiano, tutto delicatezza e dolcezza, ma con la forza di una galassia contenuta in un corpo umano. Mi amava come se lo avessi conosciuto da sempre. Mi ascoltò e capì, senza alcun giudizio o severità. Mi incoraggiò in modo non indulgente ma sincero; e non con parole ma in silenzio, diffondendo saggezza e pace come dei profumi, che io semplicemente inalavo.

Era qualcuno che sapeva. Conosceva Dio. Lui sapeva già ogni cosa che io non avevo ancora capito. Non aveva bisogno di dirmelo: il fatto che lui sapeva, vedere e sentire questo in lui, per me era abbastanza. Conteneva tutti gli opposti, tutti gli estremi per cui avevo anelato: spiritualità e certezza, bellezza e praticità, e più di tutto, profondo autocontrollo immacolato [immaculate poise]. Non mi rispose perché io potessi risolvere tutto direttamente, ma dopo essere stata seduta con lui sapevo cosa fare nella vita e sentii la forza per poterlo fare.

Nel corso dell'anno successivo ottenni un lavoro, un'automobile e una bella casa. Ero salva e in buona salute, attaccata dal mondo ma non più da esso terrorizzata.

Volli imparare meglio la meditazione, ed incontrarmi con altri che conscessero i suoi segreti. Volevo praticare la meditazione con loro, scoprire nuove tecniche, scambiare esperienze... il Centro Sri Chinmoy fu il primo ed unico luogo che trovai.

Pensai che fosse colpa della mia immaginazione... come poteva essere la stessa persona che avevo già visto ogni giorno per un intero anno? Era lui, nelle fotografie, nei filmati! Si era materializzato. Era stao lì tutto il tempo. Potevo leggere le sue parole e cantare i suoi canti. Infine potei sedere insieme a lui fisicamente, come avevo fatto tante volte nel mio cuore.

Non posso motivare la mia fortuna. Sono minuscola e piena di imperfezioni. Ma l'amore divino tocca tutta la creazione come i raggi del Sole. Non dobbiamo aspettare di meritarcelo, per fortuna. Grazie a Sri Chinmoy risposi a domande che non avevo neanche ancora formulato.

Nella sua intensa vita di 76 anni, egli ha dato equamente ed abbondantemente non ciò che era meritato, ma ciò che era necessario. Ha creato dei percorsi per noi, delle mappe per le nostre prossime tappe, o indicazioni per il nostro lontano futuro: attraverso poesie, canti, dimostrazioni atletiche e meditazione silenziosa.

A volte mi manca. Ho avuto dieci anni di tempo per abituarmi alla ricchezza della sua sua presenza fisica. Ma so che lui mi ha dato molto più di ciò di cui ho bisogno, e molto più di quanto tutto il mondo possa darmi. Quando mi manca, so che tutto ciò che devo fare è aspettarlo nel mio cuore... e lui verrà.

Sumangali, pagina originale.