Jharna-Kala arte essenziale

 

Davide T.

Sri Chinmoy non nacque artista. Nella sua famiglia  non c'era nessuno che si interessasse di arte, e neppure il giovane Madal, come era soprannominato, aveva dimostrato alcuna passione in tal senso. L'unico suo interesse era la spiritualità, nell'accezione più pura di un'incessante ricerca interiore. Solo molto più tardi, nel 1974 a 44 anni, senti di voler provare, di applicarsi, e da questa ispirazione nacquero i "Jharna Khala", o arte della Fonte, come qualificherà l'autore stesso la sua ispirarazione pittorica.

Più volte interrogato sull'argomento, Sri Chinmoy descrisse la sua arte come la trasposizione diretta di un'ispirazione interiore, una visione non nella forma di pensiero, ma nella forma di visione di luminosi mondi spirituali. Mondi invisibili all'occhio umano ma, a detta dell'autore, alla portata dell'anima.

Nell'arte di Sri Chinmoy avviene infatti, in linea con le tendenze artistiche dell'ultimo secolo, un rovesciamento del rapporto tra il contenuto interiore e il contenuto esteriore della pittura, con il primo che viene portato in primo piano. Con modalità innovative, l'autore comunica una nostalgia di interiorità, un'ispirazione che fa risuonare le corde ormai arrugginite della nostra essenza. Sentimenti spirituali che un tempo sarebbero stati espressi da un volto - compassione, amore, distacco, diventano un'armonia dinamica di forme e colori senza connotati fisici.

In sintonia con quanto espresso da Kandinskij nel suo libro "La spiritualità nell'arte", per Sri Chinmoy l'arte, per essere spirituale, doveva basarsi su di un'esperienza interiore oggettiva, riportata il più fedelmente possibile, e non poteva essere semplicemente l'espressione di una sentimento soggettivo dell'autore. Solo così infatti poteva essere liberata e portata alla luce l'essenza stessa delle cose.

Su un aspetto era specifico: dall'esperienza spirituale alla trasposizione in colori il salto era diretto, non era mediato da una "forma mentis", da un'elaborazione concettuale che utilizzasse ideali, simboli, riferimenti culturali, nè voleva costruire un nuovo linguaggio pittorico con audaci contrasti di colori e accostamenti di forme.

Nei Jharna-Khala non c'è parvenza di materialità a velare l'intenso sentimento spirituale, non c'è una prospettiva centrale, mancano le ombre, da uno sfondo quasi sempre bianco sembrano emanarsi in successioni le forme-colore. Per Sri Chinmoy nella spiritualità il bianco rappresentava la qualità della purezza. Nei suoi dipinti, però, sembra esserci un salto logico: il bianco da purezza come qualità sembra diventare purezza assoluta, simbolo dello Spirito, in quanto compare sempre sullo sfondo, all'origine del quadro.

Manca inoltre qualunque elemento di chiusura a definire i rapporti tra le forme. Sembra invece di percepire una moltitudine che prorompe da un immenso silenzio con un movimento dinamico che mantiene l’armonia originale.

Per tutto questo, si può descrivere l'arte dei Jharna-Khala non tanto con il termine "astratta", ma "essenziale", nel significato più pieno della parola.

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